Il mercato immobiliare, che aveva evitato una crisi dovuta alla pandemia ed anzi, ne aveva tratto beneficio alla fine delle restrizioni, come sta reagendo agli accadimenti economici e bellici di questo periodo?
In realtà i temi che stanno influenzando il mercato immobiliare, ma soprattutto gli acquirenti del mercato residenziale dell’usato, sono molteplici ovvero:
- L’incertezza e le mutevoli interpretazioni dei bonus fiscali
- L’aumento dei costi dei materiali e della manodopera
- Le prime variazioni delle condizioni di mutuo
- L’incertezza del futuro quadro economico
- Una inconscia paura del futuro
Premesso che è tipico delle guerre “congelare” i mercati e variare soprattutto in eccesso i costi dei beni primari (i “meno giovani” come lo scrivente ben ricorderanno le ricadute della “guerra del golfo” sull’economia, e non era esattamente nel nostro continente…), possiamo comunque dire di averci anche messo “del nostro” come nazione.
Bonus fiscali: che piacciano o meno sono stati un fondamentale traino per la ripresa edilizia ed economica; tralasciando in questa sede il c.d. “superbonus 110” oramai valutabile solo per le migliorie condominiali al pari del “bonus facciate”, per il mercato retail residenziale rimangono solo il 50% per le ristrutturazioni ed il 65% serramenti e sono comunque un treno da non perdere.
Ma dopo il decreto che annullava di fatto le cessioni del credito, dopo averle riammesse in un discreto caos normativo, i fatti sono che ad oggi ci sono serie difficoltà a trovare ancora imprese che applicano lo sconto in fattura e soprattutto che abbiano o trovino il tempo per impegnarsi con nuovi lavori.
L’aumento dei costi: nel “business plan famigliare” di chi si appresta ad acquistare immobili da riattare/ristrutturare il bonus ristrutturazione non manca mai, ma la sorpresa arriva quando ci si confronta con i costi di ristrutturazione che, è vero che si pagano (se ci si riesce) la metà ma è altrettanto vero che, complice la crisi energetica, la scarsità dei materiali, la supply chain internazionale degli stessi, sono aumentati a dismisura; con l’aggiunta dell’incognita “tempo”.
Gli istituti finanziari che, come annunciato da tempo, da marzo hanno rallentato erogazioni alle condizioni precedenti ed attendono indicazioni, completano questo quadro assieme alla naturale angoscia per il futuro che questo clima bellico ha generato e rallenta i processi decisionali.
Il risultato finale, quanto meno nel retail residenziale nel target della famiglia che si appresta all’acquisto immobiliare, è di una maggiore prudenza che si traduce anche nel far scontare al prezzo dell’immobile i maggiori costi (rispetto le aspettative) di ristrutturazione.
Ecco che si assiste ad una serie di proposte al ribasso, che inevitabilmente finiranno per influenzare il mercato dell’usato, ed all’aumento del tempo di definizione delle trattative.
Diverso il discorso per il mercato degli immobili residenziali nuovi od in ristrutturazione che sono certamente più sicuri per il costo già predeterminato, per il riuscire in casi specifici ad assimilare personalmente alcuni bonus, per non avere sorprese con le società venditrici che avranno approvvigionamenti di materiali fatti per tempo.
Crisi di settore quindi? Assolutamente no, non dimentichiamo che se c’è un bene rifugio in un momento come questo dove altri mercati (finanziari, materie prime ecc.) sono assolutamente volatili, questo è proprio il mattone che non tradisce mai; semplicemente serve maggiore attenzione da parte di chi acquista, probabilmente tra un immobile usato da ristrutturare ed un immobile “d’Impresa” in ristrutturazione o nuovo il divario economico non è più così ampio e mutano le valutazioni globali.
La certezza è, nel segmento dell’usato, che è finito l’effetto “boom” del post pandemia, l’offerta comincia a ridimensionarsi, la domanda deve fare i conti con quanto descritto, è plausibile un calmieramento dei prezzi ed un allungamento dei tempi di vendita.